Inaugurazione sede di Arluno

19/09/2015 – Nel fermento della Fiera d’Autunno di Arluno, Corso XXVI Aprile ha visto,  accanto alle tante bancarelle di ottimi prodotti del territorio, anche l’inaugurazione dello Studio di psicologia della Dott.ssa Roberta Baldino, nuova sede di Associazione ComuneMente.

Grazie a questa nuova sede, l’Associazione allarga la sua proposta in un territorio in cui ad oggi è conosciuta principalmente per la Consulenza scolastica e propone una serie di progetti dedicati soprattutto alle famiglie. Tra le prime attività in programma ci sono i nuovi corsi pre e post-parto, dedicati alle future mamme ed ai futuri papà, i percorsi di danza “Risveglio al femminile” ed i Laboratori per bambini da 0 a 6 anni.

PORTA APERTA 2011

L’ Associazione di Promozione Sociale ComuneMente

col patrocinio del Comune di Busto Garolfo

Vi invita a PORTA   APERTA

un ciclo di serate a tema per la promozione del benessere e della cultura psicologica

Gli incontri, condotti dalle psicologhe Dott.sse Laura Bottini e Veronica Marinez, hanno lo scopo di promuovere il benessere degli individui, promuovere la cultura psicologica e fornire chiarimenti per prevenire comportamenti a rischio e situazioni di disagio.

Martedì 11 ottobre 2011: Psicologia scolastica, Intercultura

Martedì 8 novembre 2011: Depressione: come accendere la luce?

Martedì 13 dicembre 2011: Orientamento scolastico

Gli incontri inizieranno alle 21.00 presso la Sala Consiliare del Comune di Busto Garolfo via Magenta n. 25. La partecipazione può essere sporadica o continuativa ed è gratuita.

Maggio di Informazione Psicologica 2011

L’Associazione di Promozione Sociale ComuneMente aderisce all’iniziativa di promozione e diffusione del ruolo professionale dello psicologo promossa dal MIP attraverso una serata divulgativa a tema, aperta a tutti cittadini, condotta dalla Dott.ssa Laura Bottini dal titolo:

Dipendenza da gioco: come gestirla

Riflessione sulla dipendenza da gioco e sostegno alla famiglia

10 maggio 2011 alle 20,30

presso l’unità locale dell’Associazione in via Buonarroti, 2 Busto Garolfo (MI)

L’iniziativa avrà luogo con un minimo di 5 prenotazioni, è gradita conferma telefonica al numero 397349807, oppure via mail al seguente indirizzo: comunemente@gmail.com

La psicologia o le psicologie

La storia dello sviluppo del pensiero dell’uomo va di pari passo con l’evoluzione del pensiero scientifico e delle principali innovazioni tecnologiche, per questo motivo l’uomo ha dovuto ricostruirsi in continuazione nella ricerca spontanea di capire se stesso e di creare nuove identità. Uno dei più importanti punti di svolta per l’uomo nell’ambito della fisica è stata la scoperta della gravità e la meccanica celeste (Newton): il mondo per la prima volta si rivela agli occhi degli uomini in modo meccanico, la lettura dei fenomeni trova spiegazione in una matrice causale (piena di relazioni causa – effetto) simili a quelle di un orologio meccanico. Questa modalità di pensiero ha accompagnato simultaneamente la visione dell’uomo materiale. Con questa matrice sono nate alcune teorie psicologiche, in genere quelle più conosciute nel nostro sentire quotidiano, le quali appartengono a scuole di pensiero di tipo meccanicistico (causa – effetto) dove esiste una sola realtà monista irrefutabile. In pratica sono teorie che vogliono ricercare le cause degli stati attuali dell’individuo nella storia personale passata e purtroppo pretendono di catalogare la complessità umana con l’etichetta della “normalità” e l’etichetta della “non normalità” o “patologia”.

Le teorie postmoderne a cui noi facciamo riferimento nel nostro lavoro di psicologi, rispecchiano una nuova tappa del pensiero umano attuale ancora in fase di sviluppo, ma non per questo incompleto, dove le risposte non trovano domanda sul perché dei fenomeni, ma sul come accadono gli eventi complessi che vanno oltre al mondo visibile e che sono presenti in tutte le scale possibili dell’universo, compreso l’uomo. Non esiste quindi una sola realtà, esistono infinite narrazioni della realtà. Non esistono malattie mentali perché la psiche non è un organo del corpo, la psiche è il complesso di significati che si crea dall’interazione e dalla relazione fra individui che condividono uno stesso contesto culturale.

Emozioni e parole

Le parole traggono il loro significato non dalla loro capacità di indicare una realtà, ma sociale che viene fatto di quella parola, ad esempio la paura può essere forte o soffocante o si sta placando, ma questi aggettivi che do all’emozione paura non sono caratteristiche intrinseche della paura, bensì dipendono dalle convenzioni che riguardano il parlare sulle emozioni nella cultura occidentale”.

Wittgenstein (1953)

Forse le parole che usiamo possono cambiare il nostro modo di vedere le cose…

Intercultura o multicultura a scuola…?

Gli obiettivi dell’educazione interculturale a scuola

A scuola è difficoltoso parlare di intercultura, senza confonderla con l’inserimento degli alunni stranieri. Sul sito del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (www.istruzione.it) cliccando sulla voce “Intercultura” si legge:

La presenza degli alunni di origine straniera, in progressivo aumento negli ultimi anni, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico. L’Italia ha scelto, fin dall’inizio, la piena integrazione di tutti nella scuola, e l’educazione interculturale come dimensione trasversale e come sfondo integratore che accomuna tutte le discipline e tutti gli insegnanti. La scelta di questo orizzonte culturale, insieme al ricco e variegato patrimonio di progetti organizzativi e didattici costruiti e verificati sul campo dalla scuola dell’autonomia, concorrono a definire una possibile via italiana all’integrazione.”

Quando parliamo di intercultura nelle scuole la prima cosa che viene in mente è l’inserimento e la facilitazione per gli alunni stranieri che si trovano “catapultati” in Italia e nella scuola italiana, ma intercultura non è solo questo, che si mostra come il problema più urgente da risolvere.

Inoltre l’intercultura viene spesso scambiata con la multicultura. I termini “multicultura” e “intercultura” sono spesso utilizzati come sinonimi e in maniera indifferente. In realtà, le due definizioni rimandano a significati diversi. Il termine “multicultura” ha una connotazione descrittiva che si riferisce alla coesistenza di fatto fra culture diverse. Il multiculturalismo, inoltre, è un assunto che si basa quantomeno su un doppio errore:

–          che l’individuo sia per così dire completamente sovradeterminato dalla cultura;

–          che le società siano mono-culturali prima dell’arrivo dei migranti.

Con “multicultura” si descrive, quindi, un accostarsisommarsi di realtà che proprio nella diversità (da dis-vertere, cioè volgere nel senso opposto) trovano il proprio termine di paragone. In questo modo, attraverso l’idea di uno scostamento, di un allontanamento dalla norma, dal condiviso, da ciò che è diffuso e comune, si arriva presto ad ipotizzare un confine abbastanza netto e preciso che, a volte, può apparire invalicabile.

Si potrebbe dire che l’educazione multiculturale coincida in gran parte con l’educazione civica globale del cittadino. Un’educazione alla complessità del nostro presente, al rispetto e ad un atteggiamento di confronto civile con chi, in un modo o nell’altro, si presenta come diverso da noi. L’educazione interculturale, invece, si riferisce allo “sviluppo di abilità di pensiero, che possono contribuire al cambiamento di atteggiamenti e di comportamenti per correggere giudizi stereotipati e preconcetti” (Lynch, 1993).

L’intercultura, diversamente dal multiculturalismo, è un qualcosa da costruire, un processo da avviare, un fare. Il tema centrale dell’ intercultura è la necessità di un terreno comune di dialogo, di un codice di comunicazione che consenta un rapporto pacifico e civile con le molteplici diversità che percorrono le nostre realtà quotidiane.

L’intercultura è anche educazione alle differenze, nell’ottica del conoscere e approcciarsi all’altro come persona con delle uguaglianze e delle differenze da sé. L’altro come diverso implica un’accezione negativa, l’altro come differente implica invece la possibilità dell’incontro costruttivo, dello scambio e della crescita.

Il termine intercultura,  pone l’accento non tanto sulla compresenza di più culture, neanche sui valori della tolleranza o del rispetto, quanto sullo scambio, sul baratto, sui cambiamenti reciproci che avvengono o possono avvenire attraverso il dialogo. È il confronto dialogico che affonda le sue radici non solo nell’accoglienza più o meno benevola dello straniero, ma anche nella ricerca di relazione, nell’interazione, nell’assunzione di responsabilità e di opportunità di arricchimento personale e sociale grazie alla presenza di un “altro”. La diversità si tramuta in differenza come panorama di potenzialità presenti in ogni soggetto singolo, unico, irripetibile; il punto di partenza si disloca nella ricerca di quella caratteristica che, nella differenza, può essere in comune e può mettere in comunicazione. I conflitti, le divergenze, le incomprensioni saranno speciali tasselli di un vasto mosaico e, anch’essi, daranno il loro personale e importante contributo al progetto di indagine e riconoscimento reciproco.

“Con multiculturalità si indica un dato di fatto: l’esistenza, su un territorio, di molteplici culture. Con interculturalità si intende un progetto di interazione tra le parti.” (Bosi A., 1998)

L’intercultura non è un contenuto, è un metodo di lavoro. L’educazione interculturale si può fare nelle scuole anche in assenza di stranieri. Non esistono quindi scontri di culture, ma solo scambi tra persone.