#scuolainpresenza

Arluno, 1 aprile 2021

SI CRESCE VICINI, SI STUDIA LONTANI

Da mesi si assiste nel nostro Paese alla mobilitazione di esperti, famiglie, studenti e insegnanti per chiedere la ripresa della scuola di ogni ordine e grado in presenza, in tutta Italia. Il movimento ha avuto uno dei suoi momenti culminanti domenica 21 marzo 2021, con la manifestazione promossa in diverse città italiane dalla rete nazionale Scuola in Presenza, che raggruppa diversi comitati di genitori nati spontaneamente in tutto il Paese. Anche le psicologhe di Associazione ComuneMente sono intervenute, al presidio organizzato ad Arluno, perché l’Associazione sostiene e vuole dar voce ai genitori e ai ragazzi sull’importanza della scuola in presenza.

Perché le scuole, in effetti, sono aperte. Le attività didattiche, dopo il primo periodo di congelamento e incertezza collettiva che ha caratterizzato il lockdown totale di marzo 2020, sono riprese in modalità on line e non si sono fermate. I più piccoli, “fortunati”, hanno avuto un periodo più lungo in presenza. Gli adolescenti, a partire dal secondo anno delle scuole secondarie, hanno frequentato in presenza solo poche settimane, pur andando sempre a scuola, grazie alla DAD.

La scuola ha adottato tutti i protocolli necessari indicati dalle autorità per essere in sicurezza, lo è stata e nei limiti della ragionevolezza lo è ancora. Alle routine quotidiane che conoscevamo (mediamente, uscire di casa al mattino, chi per lavoro, chi per scuola, mangiare fuori a pranzo, ritrovarsi  a sera dopo una giornata densa di attività e relazioni) si sono sostituiti i nuovi riti imposti dalla pandemia: mantenere il distanziamento fisico, indossare la mascherina, lavare e igienizzare spesso le mani, gli oggetti, le superfici…  A scuola i ragazzi hanno continuato a seguire queste prescrizioni, sostenuti dai loro insegnanti, nelle loro aule che possono rappresentare anche un importante presidio di educazione alla prevenzione. Si sono compiuti sforzi di enorme portata, se pensiamo che a farli sono bambini e ragazzi dai 3 ai 19 anni, a volte con sorprendente responsabilità, ogni tanto con comprensibile insofferenza. Fino alle ultime restrizioni del DPCM del 2 marzo, con la scelta di tornare per tutti in DAD nelle zone rosse  e lasciare la facoltà ai Presidenti di Regioni in zona arancione/gialla di procedere a chiusura in caso di dati critici.

“Ancora uno sforzo”. Ancora uno. La questione è tutta qui. Si chiede a tutti uno sforzo prolungato ormai da tempo, non sappiamo ancora per quanto tempo. Come sostiene Maura Manca, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Adolescenza, la criticità di questo momento è racchiusa nei due termini incertezza e prolungato. L’essere umano è perfettamente in grado di compiere uno sforzo, sia esso fisico, emotivo o cognitivo, in situazioni di emergenza. Tuttavia, quando non è possibile vedere il termine né la ricompensa di tale sforzo, si attiva un circuito di stress cronico che è fonte di disagio e potenziale patologia. I dati degli ultimi mesi lo dimostrano, è in aumento il disagio in età evolutiva, dovuto al ritiro e alla mancanza di contatto sociale che nell’ultimo anno ha colpito tutti e in modo particolare gli studenti di ogni età.

La DAD è una risposta all’emergenza, una delle risposte possibili per tutelare la  salute di tutti, di questo siamo consapevoli. Le scuole  si  sono attivate, ciascuna con le sue risorse, spesso assai dispari lungo tutto lo stivale. E, in un certa misura, la DAD ha anche  permesso  di mantenere il contatto con compagni e insegnanti, aspetto importante anche per i più piccoli.  Tuttavia, in quanto a distanza, la DAD fa perdere l’aspetto relazionale e di incontro necessario per lo sviluppo dell’essere umano. Non compensa la solitudine dell’isolamento in casa , le tante ore davanti al video.

I bambini e i ragazzi hanno bisogno di contatto, fisico ed emotivo, di confronto in carne ed ossa, come dice Daniele Novara: lo scambio di sguardi con il compagno, il gesto di approvazione e ascolto dell’insegnante, la condivisione dei luoghi di crescita con i coetanei, fuori di casa. Tutto questo promuove l’autonomia e la sicurezza di sé.

Il rischio più grande è proprio che questa abitudine a non uscire diventi ritiro per scelta ed esiti in patologia (ansia, depressione, disturbi del sonno, persino tentato suicidio come mostrano i dati di Telefono Azzurro, Save the Children e Servizio Emergenza Infanzia 114) oppure, al contrario, che si esasperino i comportamenti trasgressivi (bullismo che diventa cyber, fughe, uso di alcool e sostanze psicotrope alla ricerca dello “sballo” che permetta di provare emozioni). Senza contare il grande problema dell’abbandono scolastico da parte di chi fatica a partecipare e recuperare attraverso la DAD.  Anche nei più piccoli, si assiste a comportamenti di regressione, dipendenza esasperata, difficoltà di attenzione e preoccupazioni ricorrenti.

I dati parlano chiaro: l’isolamento in cui stanno vivendo i ragazzi porta con sé dei rischi enormi. Il vero problema, allora, è la distanza! Si è tanto dibattuto della differenza tra distanziamento fisico, che crea le necessarie distanze sanitarie, e distanziamento sociale, che è invece fonte di barriere relazionali  tra le persone e sofferenza emotiva. Come Associazione promuoviamo la VICINANZA ATTENTA: è importante ri-abituarci a stare vicini, alla giusta distanza, perché se stiamo vicini e ci sentiamo vicini, abbiamo meno paura.

Ci auguriamo allora che le scelte sulla scuola non tengano conto solo della capacità di resilienza dei nostri ragazzi, che è grande, ma non infinita.  Ci uniamo all’appello del Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (13 gennaio 2021): “la scuola chiusa apre nei ragazzi grosse ferite”, è importante non abusare della DAD! Ci auguriamo che vengano considerate con responsabilità le conseguenze delle scelte nel loro complesso, anche a lungo termine. Perchè la scuola non è solo didattica. E’ il luogo dove lo sviluppo ed il benessere bio-psico-sociale dell’essere umano trovano terreno fertile nell’incontro e nel confronto con l’altro.

Associazione ComuneMente

FONTI:

Ammaniti M., E poi, i bambini. I nostri figli al tempo del coronavirus, RCS, Milano, 2020;

CNOP, Appello degli psicologi per la riapertura della scuola, 13 gennaio 2021. www.psy.it

Cesvot, Gli effetti sociali e psicologici della pandemia sui giovani, febbraio 2021. www.cesvot.it;

Novara D., Scuole chiuse. A rischio la salute mentale di bambini e adolescenti, Corriere della Sera, Milano, 30 ottobre 2020;

Save the Children, Scuola e covid-19: pensieri e aspettative degli adolescenti, gennaio 2021. www.savethechildren.it;

UNICEF, Covid-19 and school closures. One year of education disruption, marzo 2021;

www.adolescienza.it  – il blog di Maura Manca;

www.orizzontescuola.it, Stress, ansia e poca concentrazione: ecco gli effetti della dad sugli studenti.

Arluno, 21 marzo 2021

MANIFESTAZIONE SCUOLA IN PRESENZA

Le psicologhe di Associazione ComuneMente sono intervenute alla manifestazione organizzata ad Arluno dalla rete nazionale Scuola in Presenza, che raggruppa diversi comitati di genitori nati spontaneamente in tutta Italia, perché l’associazione sostiene e vuole dar voce ai genitori e ai ragazzi sull’importanza della scuola in presenza.

La scuola ha adottato tutti i protocolli necessari per essere in sicurezza, lo è stata e probabilmente lo è ancora.

La dad è una risposta all’emergenza, le scuole  si  sono attivate e l’hanno gestita nel migliore dei modi possibili  e ciò ha anche  permesso  di mantenere il contatto con compagni e insegnanti, aspetto importante anche per i più piccoli.  Ci sono ragazzi che nell’ultimo anno sono sempre andati a scuola grazie alla dad, ma hanno frequentato in presenza solo per poche settimane. 

Come Associazione siamo a favore della scuola in presenza, consapevoli che la dad è una delle risposte possibili per tutelare la salute di tutti. Tuttavia, in quanto A DISTANZA, la dad fa perdere l’aspetto relazionale e di incontro necessario per lo sviluppo dell’essere umano. Non compensa la solitudine dell’isolamento in casa , le tante ore davanti al video.

Il rischio più grande è che questa abitudine a non uscire diventi ritiro per scelta ed esiti in disagio (ansia, depressione, disturbi del sonno, persino tentato suicidio) oppure, al contrario, che si esasperino i comportamenti trasgressivi (bullismo che diventa cyber, fughe, uso di alcool e sostanze psicotrope alla ricerca dello “sballo” che permetta di provare emozioni).

Usiamo le parole corrette per descrivere la realtà che ci circonda: basta parlare di scuole chiuse! Le scuole sono aperte e funzionano, ma sono a distanza.

Il problema è la distanza! Come Associazione promuoviamo la VICINANZA ATTENTA, non il distanziamento sociale che crea distanze sanitarie, ma anche barriere relazionali tra le persone. È importante abituarci a stare vicini, alla giusta distanza, perché se stiamo vicini e ci sentiamo vicini, abbiamo meno paura.

Per Associazione ComuneMente

Laura Bottini e Roberta Baldino, psicologhe psicoterapeute