Gli obiettivi dell’educazione interculturale a scuola
A scuola è difficoltoso parlare di intercultura, senza confonderla con l’inserimento degli alunni stranieri. Sul sito del Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca (www.istruzione.it) cliccando sulla voce “Intercultura” si legge:
“La presenza degli alunni di origine straniera, in progressivo aumento negli ultimi anni, è un dato strutturale del nostro sistema scolastico. L’Italia ha scelto, fin dall’inizio, la piena integrazione di tutti nella scuola, e l’educazione interculturale come dimensione trasversale e come sfondo integratore che accomuna tutte le discipline e tutti gli insegnanti. La scelta di questo orizzonte culturale, insieme al ricco e variegato patrimonio di progetti organizzativi e didattici costruiti e verificati sul campo dalla scuola dell’autonomia, concorrono a definire una possibile via italiana all’integrazione.”
Quando parliamo di intercultura nelle scuole la prima cosa che viene in mente è l’inserimento e la facilitazione per gli alunni stranieri che si trovano “catapultati” in Italia e nella scuola italiana, ma intercultura non è solo questo, che si mostra come il problema più urgente da risolvere.
Inoltre l’intercultura viene spesso scambiata con la multicultura. I termini “multicultura” e “intercultura” sono spesso utilizzati come sinonimi e in maniera indifferente. In realtà, le due definizioni rimandano a significati diversi. Il termine “multicultura” ha una connotazione descrittiva che si riferisce alla coesistenza di fatto fra culture diverse. Il multiculturalismo, inoltre, è un assunto che si basa quantomeno su un doppio errore:
– che l’individuo sia per così dire completamente sovradeterminato dalla cultura;
– che le società siano mono-culturali prima dell’arrivo dei migranti.
Con “multicultura” si descrive, quindi, un accostarsi o sommarsi di realtà che proprio nella diversità (da dis-vertere, cioè volgere nel senso opposto) trovano il proprio termine di paragone. In questo modo, attraverso l’idea di uno scostamento, di un allontanamento dalla norma, dal condiviso, da ciò che è diffuso e comune, si arriva presto ad ipotizzare un confine abbastanza netto e preciso che, a volte, può apparire invalicabile.
Si potrebbe dire che l’educazione multiculturale coincida in gran parte con l’educazione civica globale del cittadino. Un’educazione alla complessità del nostro presente, al rispetto e ad un atteggiamento di confronto civile con chi, in un modo o nell’altro, si presenta come diverso da noi. L’educazione interculturale, invece, si riferisce allo “sviluppo di abilità di pensiero, che possono contribuire al cambiamento di atteggiamenti e di comportamenti per correggere giudizi stereotipati e preconcetti” (Lynch, 1993).
L’intercultura, diversamente dal multiculturalismo, è un qualcosa da costruire, un processo da avviare, un fare. Il tema centrale dell’ intercultura è la necessità di un terreno comune di dialogo, di un codice di comunicazione che consenta un rapporto pacifico e civile con le molteplici diversità che percorrono le nostre realtà quotidiane.
L’intercultura è anche educazione alle differenze, nell’ottica del conoscere e approcciarsi all’altro come persona con delle uguaglianze e delle differenze da sé. L’altro come diverso implica un’accezione negativa, l’altro come differente implica invece la possibilità dell’incontro costruttivo, dello scambio e della crescita.
Il termine intercultura, pone l’accento non tanto sulla compresenza di più culture, neanche sui valori della tolleranza o del rispetto, quanto sullo scambio, sul baratto, sui cambiamenti reciproci che avvengono o possono avvenire attraverso il dialogo. È il confronto dialogico che affonda le sue radici non solo nell’accoglienza più o meno benevola dello straniero, ma anche nella ricerca di relazione, nell’interazione, nell’assunzione di responsabilità e di opportunità di arricchimento personale e sociale grazie alla presenza di un “altro”. La diversità si tramuta in differenza come panorama di potenzialità presenti in ogni soggetto singolo, unico, irripetibile; il punto di partenza si disloca nella ricerca di quella caratteristica che, nella differenza, può essere in comune e può mettere in comunicazione. I conflitti, le divergenze, le incomprensioni saranno speciali tasselli di un vasto mosaico e, anch’essi, daranno il loro personale e importante contributo al progetto di indagine e riconoscimento reciproco.
“Con multiculturalità si indica un dato di fatto: l’esistenza, su un territorio, di molteplici culture. Con interculturalità si intende un progetto di interazione tra le parti.” (Bosi A., 1998)
L’intercultura non è un contenuto, è un metodo di lavoro. L’educazione interculturale si può fare nelle scuole anche in assenza di stranieri. Non esistono quindi scontri di culture, ma solo scambi tra persone.